Note storiche

NOTE STORICHE

La nota è un appunto, orale o scritto, che serve per rammentare o per registrare qualcosa, per richiamare l'attenzione o per indurre a considerare e a riflettere attentamente su un concetto, o un particolare; nota o insieme delle note che accompagnano un testo, una pagina; chiosa, postilla, modo caratteristico di notare, di osservare, di considerare un fatto, una situazione, ecc. Le note storiche, qui riportate non hanno bisogno di molte parole di presentazione. Comunque è bene precisare solo i criteri seguiti nel metterle insieme.

Si sono presi in considerazione soltanto: autori, viaggiatori storici, umoristi, scrittori, artisti, scienziati e personaggi vari che, con il loro "lascito", hanno tracciato il nostro percorso nell' arco temporale delimitato. Non si è negata l'ospitalità a nessuna nota, presa in prestito da libri, articoli, poesie, commenti, interviste o trattati vari, nonché da contenuti storici più ampi, spesso talmente famosi da essere diventati proverbiali, ma di cui si era smarrita la paternità e che, grazie agli scrittori locali, sono arrivati a noi. Le note riportate di seguito appartengono a tutte le forme espressive e spaziano dall'umoristica e dalla definizione classica, arguta e lapidaria, a quella surreale di matrice cabarettistica; dall'epigramma ai dialoghetti in due o tre battute, ma tutte rigorosamente veri.

Si è, altresì, riconosciuto il diritto d'asilo a certe usanze, a certi personaggi, non dotati di forza comica, ma ritenuti degni di nota per la loro veridicità o per la loro illuminante concisione dei fatti, che ci riportano in un mondo ormai scomparso e che cercano prepotentemente di ricomparire, creandosi un proprio angolo nella storia locale. Sono state inflessibilmente escluse tutte quelle note che non hanno un fondamento veritiero e che sono un concentrato d' insincerità e di falsità. E' forse superfluo aggiungere che questi brevi appunti sono stati trascritti col solo proposito di pensare e di apprezzare ancora di più il passato, con la speranza che essi possano accompagnarci alla meditazione del presente.

"Paola non però fu il luogo che tra le due provincie (la Bruzia e la Magna Grecia) con occhio di speciale amore fu da Dio riguardato. Luogo invero sebben di molto a pregiare tanto per antichità, l'origine vantando dal Re Enotro che edicollo sono ormai trentacinque secoli, quanto per le nobili prerogative onde dalla natura e dall'arte fu grandemente arricchito; e pur pe' peregrini ingegni dei suoi cittadini che nelle armi e nelle lettere in ogni tempo lo illustrarono". Da: "La vita di San Francesco" - Roma 1753.

Il terremoto del 1637
A' dì ventisette di marzo, in giorno di venerdì, sull'alba, com'è costante tradizione tra i nostri, nacque Egli, in quell'anno che di già divisammo di sopra, cioè 1416. E fu ben segnalato un tal giorno, la cui memoria fu da Lui scolpita nel cuore, onde restituir poscia alla sua Patria in quel medesimo giorno la vita che ad essa primamente Gli fu data. II tremuoto menorabile delle Calabrie accadde nel giorno appunto de' 27 di marzo dell'anno 1637 ed allora, nell'universale eccidio di due intere provincie (la Brutia e la Magna Grecia), la sola Paola, per intercessione di Francesco, sen vide salva, e benedisse sempre quel dì in che Egli venne al mondo. Da "Vita di S Francesco" Roma 1753 .

'A Palummara
" Chi sale a Paola, o chi sta su la riva, vede una linea bianca, che costeggiando tutta la parte superiore della città, comincia a inerpicarsi su per la china di un alto monte e svolgendosi a ghirigori, o zig-zag se vuoi, ne raggiunge il vertice. Quella è la nuova strada consolare che mena a Cosenza, frequentata periodicamente da carrozze e diligenze: quel monte è la Palombara.La Palombara, ossia un monte da varcarsi a forza d'ali poiché raggiunto il vertice, le "Procelle", la via scendendo precipita fino a S. Filo (sic!); di là al piano procede più dolcemente; poi svolge a destra e va dritto a Cosenza". Da: "Un viaggio nelle Calabrie" di Cesare Malpica (Napoli 1845)

Il dialetto paolano.
" Il solo unico ricordo che mi rimane di quella gente (i Paolani) è la cadenza con cui parlavano. Mentre facevo colazione all'albergo "Leone" in Paola, due donne chiacchieravano su un balcone vicino e la loro pronunzia era una curiosa esagerazione dell'accento napoletano: ogni frase saliva fino a una nota alta e discendeva in una lunga curva sonora, a volte un lamento musicale, più spesso un semplice mugolìo. La durata dell'ultima parola, o due, era qualcosa di sorprendente: ogni tanto mi pareva che dal discorso si fosse passato al canto". Da: "Sulle rive dello ionio-Viaggio nell'Italia Meridionale" di G. Gissing. Napoli 1897.

'A Cucchiaredda
Della fonte miracolosa tratta il dispaccio che il 15 settembre del 1682, il Nunzio apostolico di Napoli inviava al cardinale segretario di Stato. Eccone il testo: "Avvisano di Calabria che vi sia stato uno spaventoso terremoto ma senza altro danno che di poche case e che una fontana detta di S. Francesco di Paula nella città di Paula che detto Santo mentre viveva fece miracolosamente scaturire, si sia all'improvviso dopo il terremoto siccata, e che siccome da quel tempo non ha mai cessato di far acqua col gran concorso e devotione di quelli Popoli così gli ha posti in grandissimo timore d'averla vista in un istante mancare". Dall' Archivio Segreto Vaticano Nunziatura di Napoli. 1682

- "Nella via del giardino, e dietro al Tempio, (il Convento) in una picciola cappella si gusta dell'acqua, che donò subito vita a pesci fritti, così glorificando il nome dello stesso al Signore, che à fronte risuscitò l'agnello, estinto nella Calcara". Da:"Il regno di Napoli in prospettiva" di G. B. Pacichelli - Napoli 1703

- E' da ricordare che nel 1155 Paola subì il suo primo saccheggio, ad opera del turco Dragut Rais, il quale uccise molte persone, distrusse ed incendiò la città, rapì molte fanciulle e fece prigionieri tutti giovani che portò via come schiavi.

- La "Fera di Montevergine", risalente al 1707, si svolgeva dal 1° all' 8 Settembre: alla "cartera" (Largo San Domenico) si vendevano soprattutto animali da cortile. Il Marchese Spinelli organizzò un Palio che si corse nella Ruga Nova e in via dei Pini, da identificarsi con l'attuale Corso Garibaldi.

- I monasteri di S. Giuliano e S. Giovanni erano anch'essi posti "intra fines Fuscaldi", seppure, secondo Russo, più vicini a Paola. Ambedue sono comunque identificati da carte diplomatiche e figurano ceduti dal signore normanno di Fuscaldo, Umfredo di Bubun, nel 1114 con le rispettive pertinenze al monastero latino di Valle Josaphat presso Paola.

- Paola fu possedimento di molte casate nobili. Sono da ricordare: i Bibum, discendenti dai Normanni e signori di Fuscaldo nel XII secolo, gli Svevi dal 1220, gli Angioini dal 1282, gli Aragonesi dal 1324, gli Spagnoli dal 1503, i Borboni dal 1738, i Bonaparte dal 1806, di nuovo i Borboni dal 1815.